LA PREFETTURA AVVISA CHE NELLE PROSSIME ORE CIRCA UN CENTINAIO DI MIGRANTI SARANNO “COLLOCATI” IN SPAZI PUBBLICI DELLA PROVINCIA

Pubblicata il 30/06/2015

 

L’indignazione del sindaco di Montebelluna di fronte ad uno Stato che ha abdicato al proprio ruolo.

 

In relazione alla nota “Urgentissima” pervenuta oggi al Comune di Montebelluna da parte della Prefettura di Treviso rivolta a tutti i Comuni della provincia, rispetto all’afflusso di cittadini stranieri, il sindaco Marzio Favero, commenta quanto segue: “Ecco che si ripresenta il fenomeno della dispersione di migranti.

La novità rispetto al grave episodio dello scorso 9 giugno quando un pullman scaricò 15 migranti davanti alla stazione di Montebelluna senza alcun preavviso all’amministrazione, è che questa volta la Prefettura ci avvisa che questi nuovi arrivi verranno lasciati in luoghi pubblici non meglio identificati.

Con questa operazione entriamo nella nuova dimensione artistica del surrealismo istituzionale, un nuovo movimento dove alla componente creativa si unisce il misticismo perché si confida nella provvidenza divina per la quale gli strumenti operativi sono i sindaci che vanno dotati della fascia e, d’ora in poi, anche dell’aureola istituzionale.

Sarà bene che i sindaci trevigiani si ritrovino in tempi stretti per decidere come intervenire di fronte ad uno Stato che ha abdicato alle sue funzioni.

Uno Stato che svuotato le casse comunali e che oggi scarica ai primi cittadini un problema di sua competenza essendo legato al mantenimento dell’ordine interno ed esterno.

Da parte dello Stato c’è un’assoluta mancanza di visione, di azione e di umanità perché non stiamo parlando di pacchi postali da recapitare in qualche luogo, ma di essere umani che vengono lasciati nell’ignoto, nella speranza che qualcuno se ne prenda carico.

La domanda che viene da farsi è perché ogni anno dobbiamo regalare allo Stato centinaia di milioni come comune di Montebelluna e miliardi come Regione?

Stasera informerò anche il consiglio comunale di questa situazione che non può essere definita un’emergenza ma un fenomeno di proporzioni bibliche di fronte al quale lo Stato non è all’altezza del compito. E’ in atto una crisi istituzionale che non ha precedenti perché le implicazioni di quanto sta accadendo sono molto più gravi di quanto immaginino i cittadini, trattandosi da parte dello Stato di un’autodenuncia della sua incapacità ad adempiere al proprio ruolo”.



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